Il modello cognitivo comportamentale

La Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Basilicata si basa sugli sviluppi più recenti e aggiornati della terapia cognitivo-comportamentale. La Scuola, al contempo, presenta ai partecipanti una molteplicità di modelli di intervento, tutti coerenti con l’orientamento cognitivo comportamentale, con l’obiettivo di sviluppare nei discenti la conoscenza dello stato dell’arte in psicoterapia e favorire lo scambio di informazioni con professionisti che operano utilizzando altri strumenti terapeutici. All’interno del percorso formativo ogni corsista viene messo in condizione di elaborare un modello personale di trattamento che rispetti i presupposti teorici dell’approccio comportamentale e cognitivista e le proprie caratteristiche di terapeuta in formazione. Proprio a tal fine i corsisti, per l’intera durata del corso, ricevono una formazione specifica sulle abilità tecniche funzionali ad un intervento nelle varie fasi del ciclo di vita della persona (terapia deli bambino, dell’adolescente, dell’adulto e dell’anziano). Secondo la stessa logica, il percorso di studio è volto a presentare agli iscritti, approfondendone i dettagli tecnico-applicativi, i principali modelli di intervento in ambito nevrotico, border e psicotico.

L’approccio cognitivo comportamentale rappresenta il trattamento d’elezione per molti disturbi e la sua efficacia è attualmente meglio dimostrata e sottoposta a controlli di validazione degli esiti. La terapia cognitivo-comportamentale deriva dalla tradizionale terapia del comportamento, nata negli anni ’50 e che si è imposta fin dal principio come una delle terapie più in grado di fornire risposte rapide ed efficaci alle nuove forme di sofferenza (Moderato, 2002). L’approccio cognitivo-comportamentale odierno è il frutto di una lunga storia che ha inizio con la rivoluzione comportamentista dell’inizio del XX secolo e si arricchisce negli anni 60 con l’avvento del cognitivismo, fino ad arrivare agli odierni paradigmi della cosiddetta terza generazione. Storicamente, infatti, la terapia comportamentale può essere suddivisa in tre generazioni, intendendo per generazione l’insieme delle assunzioni dominanti, dei metodi e degli obiettivi che aiutano ad organizzare la ricerca, la teoria e la pratica del modello terapeutico. La prima generazione aveva rappresentato, in parte, una ribellione alle concezioni cliniche prevalenti dell’epoca di matrice psicoanalitica e i primi terapeuti si erano focalizzati direttamente sulla riduzione dei comportamenti problematici manifesti, mediante tecniche e procedure terapeutiche fondate su principi di apprendimento scientifici, ben specificati e rigorosamente validati. Il quadro di riferimento teorico era dato dall’insieme della psicologia sperimentale dell’epoca, con particolare riferimento al contributo della psicologia del comportamento ed alle teorie dell’apprendimento.

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